In vent'anni o poco meno l'approccio agile allo sviluppo del software è passato da un esoterismo ridicolizzato ad una religione mainstream, con tutto il corpus di credenze e prassi tipiche di entrambe le fasi.

Chi vuole più codice e meno alberi da abbracciare e chi vuole più soft skill e meno sindrome di Asperger; chi vuole redimere le banche, chi vuole l’ascesi del garage startupparo; chi rimane aggrappato alle tavole del Manifesto e chi reinventa la Ruota™ per fare presa su un mercato in cui è davvero difficile differenziarsi. Ne abbiamo di ogni tipo.

C'è qualcosa che non va in questo attaccamento viscerale per come le cose andrebbero fatte senza la stessa cura e la stessa quantità di discorsi dedicati invece a cosa si dovrebbe fare. Perché, come nelle religioni vere, non bisogna dimenticare che anche l’agile è nato con uno scopo molto semplice: fare tutti felici. Il problema è che “semplice” e “facile” non sono la stessa cosa!

E nel mondo del software non c'è un al di là in cui rifarsi.